Il rispetto

Bollettino Salesiano di Gennaio 2003

L'educatore di Bruno Ferrero

IL RISPETTO, UMILE VIRTÙ FAMILIARE

Il bimbo ha bisogno di rispetto... e lo dimostra a volte clamorosamente. Educare al rispetto reciproco, e al rispetto delle cose.

Papà, mamma e bambino entrarono nella gelateria. Il bambino divorava con gli occhi la montagna di gelato e batteva le mani felice. La mamma e il papà scelsero due bei coni, generosamente variati di gusti e colori. Il bambino aspettava con occhi sgranati. La mamma si rivolse a lui teneramente: "Sono troppo grossi per te, tesoro. Tu assaggerai un po' dalla mamma e un po' dal papà". Quando il papà si chinò e porse il suo cono al bambino, il piccolo fece una smorfia e rifiutò scuotendo energicamente la testa. I genitori lo considerarono un capriccio e uscirono. Con un broncio lungo un palmo, il bambino si rifiutò di camminare accanto ai genitori, prese da terra una manciata di sassolini e li scagliò contro le gambe della mamma e del papà. Finì a scapaccioni. Mamma e papà pensavano di avere un figlio un po' lunatico. In realtà il bambino avrebbe semplicemente voluto un cono tutto per sé, proprio come la mamma e il papà. Voleva essere rispettato, nel suo piccolo, come una persona non come un'appendice. Questo è solo uno degli esempi quotidiani di vita familiare che mettono in gioco il problema del rispetto. Non siamo obbligati ad amarci. Ma a rispettarci, sì. La prima "intelaiatura" etica comincia proprio da questa semplice e umile virtù.
Il primo passo è naturalmente quello di dimostrare rispetto per il bambino.
Un modo di vivere democratico si basa sul rispetto reciproco. Non c'è uguaglianza in una relazione, quando il rispetto è unilaterale: dobbiamo perciò essere sicurissimi di saper dimostrare il nostro rispetto per il bambino e per i suoi diritti. Ciò comporta la sensibilità di raggiungere un equilibrio tra l'aspettarsi troppo poco e l'aspettarsi troppo. Rispettare il bambino significa considerarlo un essere umano con i nostri stessi diritti di prendere delle decisioni. Ma "diritti" del genere non significano che il bambino debba fare quel che fanno gli adulti, perché ognuno, nella famiglia. ha un ruolo particolare da svolgere e ognuno ha il diritto di venire rispettato in quel ruolo.
In secondo luogo, è molto importante persuadere i figli al rispetto per l'ordine. Una volta inculcato il rispetto per la fermezza dei genitori e aver dimostrato il reciproco nei confronti dei figli, è molto più semplice fare in modo che il bambino impari il rispetto per l'ordine, per la norma. Il bambino non ha il rispetto per l'ordine se lo si difende dalle conseguenze della mancata osservanza di questo. Nessun discorso può insegnare a un bambino a mantenere in equilibrio una bicicletta: lo impara grazie all'esperienza e, se è vero che lo aiutiamo ponendo alla bicicletta un carrellino posteriore, è anche vero che impara da solo l'arte di mantenersi in equilibrio. Così, qualunque sia il campo che richieda il rispetto per l'ordine e il metodo, il bambino deve imparare, mediante l'esperienza, l'azione, non mediante le parole. Sta a noi aggiungere le rotelline da principiante e toglierle gradatamente, man mano che acquista abilità. La mancanza di rispetto per l'ordine è una delle lamentele più comuni oggi da parte dei genitori. Si direbbe che i bambini assumano in genere questa forma di ribellione contro gli adulti. Mettete a posto le cose: ecco una richiesta di tutti i genitori a cui tutti i figli si ribellano. I bambini hanno bisogno di conoscere, per esperienza diretta, l'ordine quale componente della libertà: dove c'è confusione e irregolarità c'è perdita di libertà per tutti. I bambini devono collocare bene le cose e utilizzarle in modo proprio. Una casa non è una vetrina di negozio e neppure un museo, dove si guarda ma non si tocca pena una multa o l'arresto. Ogni persona ha diritto a uno stile personale di interpretare l'ordine delle sue cose. Ma gli altri devono essere rispettati. Le cose devono essere conservate in modo che non si sciupino e disposte in modo da essere ritrovate al momento giusto. Tutto ciò che c'è in casa o a scuola deve essere usato in modo proprio. Un ombrello non serve per forzare una cassa come fosse una leva, né come sciabola per scontri con i fratelli. Pulizia e proprietàsono elementi base per il rispetto di sé e degli altri. Sono la vetrina dell'"io". Ci sono borse per libri che puzzano di formaggini e panini al prosciutto andati a male, unghie sotto le quali si annidano culture batteriche delle migliori razze Baden-Powell, il fondatore del movimento scout, era solito portare dei ragazzi in campeggio. Durante la giornata lasciava che i ragazzi si scatenassero: esplorazioni nei boschi, giochi nel fango e sugli stagni, corse nei prati. Ma a cena tutti dovevano presentarsi puliti, cambiati e possibilmente anche eleganti. L'uomo è figlio di Dio: questa dignità gli va riconosciuta. I figli devono imparare adistribuire bene il tempo e rispettare degli orari.C'è il tempo di fare i compiti e il tempo di guardare la televisione; c'è il tempo di giocare e il tempo di dormire; c'è il tempo di uscire e il tempo di stare in casa.
Il terzo stadio naturalmente è persuadere al rispetto per i diritti degli altri. Ma tutto questo in modo che i figli non lo sentano mai come una imposizione arbitraria degli adulti. Hanno bisogno di aiuto, certo, ma non di sopraffazione. Hanno bisogno di sostegno, non di padroni e domatori. Hanno bisogno di affetto, e non di regole. Nessuno può sperare di guadagnare la felicità se non lo fa da solo, con le proprie risorse. Gli altri, e i genitori in primo luogo, sono fiancheggiatori, fornitori, alleati, non piloti né comandanti. Ma sono soprattutto coloro che dicono con il loro comportamento: "Guarda, si fa così".

Il genitore di Marianna Pacucci

SENZA MISURA

  1. Il rispetto, o c'è o non c'è; ogni distinzione e giustificazione è quanto meno inopportuna e strumentale.
  2. I bambini possono imparare ad avere rispetto solo se ne fanno direttamente esperienza in casa.
  3. Se non si impara da subito a provare rispetto, non c'è recupero che tenga nel corso della loro crescita.

Chiedo scusa per il modo telegrafico con cui mi sono espressa, ma non è soltanto che sono più in corsa che mai mentre tento di "mettere insieme" questa riflessione. È che sull'educazione al rispetto ho voluto essere sempre molto netta, perché la realtà in cui viviamo tende a confondere le idee per screditare questo valore così decisivo per tutti e costringe spesso anche i poveri genitori a cincischiare sull'argomento, con risultati a dir poco problematici. D'altronde mi sono ispirata a questi criteri sintetici, perché mi è sembrato che mai come in questo caso sono fondamentali tre c: chiarezza, coerenza, credibilità.
La capacità di provare rispetto è qualcosa che costa a tutti maturare: sia perché è un atteggiamento che riguarda allo stesso tempo il rapporto con se stessi, con gli altri, con le regole e con la realtà in generale; sia perché chiede inevitabilmente di dimensionare le proprie esigenze e modi di vedere per fare posto a qualcos'altro che può anche risultare difficile da sopportare.
Per i bambini, poi, che hanno naturalmente la pretesa di essere al centro dell'universo, è ancora più difficile "stringersi" un po' e accettare bisogni e prospettive diverse; e se non imparano da subito a scommettere su questo, difficilmente nel tempo riusciranno a modificare le loro aspettative, disponibilità, comportamenti. D'altronde è impossibile imparare in modo teorico il valore del rispetto; lo si apprende soltanto per contagio, per imitazione positiva nei confronti dei grandi, quando si apprezza concretamente il fatto di essere stimati e amati nonostante le divergenze di vedute o modi di fare che oggettivamente sono inaccettabili e dunque si è disposti a propria volta ad aprire un credito nei confronti del mondo intero.
L'esperienza mi suggerisce che non è difficilissimo realizzare un clima famigliare in cui domini il rispetto reciproco; piuttosto mi sono risultati complicati due "corollari". Il primo, riuscire a insegnare ai figli il rispetto di se stessi, soprattutto quando la realtà circostante non è favorevole a questo atteggiamento, forzando le leggi della psicologia che dicono che l'autostima dei ragazzi è direttamente proporzionata al sentimento di approvazione manifestato dagli adulti e dai coetanei. Per raggiungere questo risultato, occorre una continua spinta alla valorizzazione di sé, alla capacità di andare contro corrente. In poche parole, aiutarli a credere in se stessi nonostante tutto.
Il secondo, rimanere fedeli al valore del rispetto fuori dalle mura di casa, in contesti relazionali inselvatichiti dalla logica del più forte. E qui bisogna cercare di trasmettere alcune idee di fondo poco "neutrali" dal punto di vista ideale, perché i figli condividano l'idea che le regole vanno rispettate sempre e comunque nei momenti in cui prevale la competizione, che una cosa si fa perché si è convinti e non perché si può ottenere una contropartita adeguata, che non è importante essere vincenti a tutti i costi.
Disancorare i ragazzi di oggi dalla tentazione del relativismo che vuole creare dosaggi prudenziali nella testimonianza di un valore, dice quanto è alta la posta in gioco per noi adulti. Non solo perché quel che si dice e si vive in casa rischia di essere smentito in altri ambienti, ma anche perché chiede a noi stessi di fermarci di tanto in tanto per creare un "valore aggiunto" al rispetto che compensi la progressiva perdita di significato e di consenso che questo ideale purtroppo registra quotidianamente.

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